Silvicultura

La selvicoltura (o silvicoltura) è la scienza che studia l'impianto, la coltivazione e l'utilizzazione dei boschi.

Selvicoltura in senso stretto significa tutto quell'insieme di interventi che vanno dai tagli di rinnovazione ai tagli intercalari i quali permettono la coltivazione del bosco garantendo la sua rinnovabilità; il prelievo legnoso che se ne ricava viene valutato in termini di
sostenibilità, ovvero uno sfruttamento ponderato di una risorsa che viene mantenuta rinnovabile; in questo si differenzia dalla cosiddetta "utilizzazione di rapina" che non considera questi (fondamentali) aspetti ecologici. Ne risulta quindi che la selvicoltura è una scienza complessa che poggia teoricamente sull'ecologia e all'atto pratico sulla dendrometria, l'auxologia, le utilizzazioni e l'assestamento (che stimano la quantità prelevabile, le dinamiche dei popolamenti, gestiscono il bosco stimando interventi etc..)

La selvicoltura ha origine antica e le tecniche che propone hanno subito nel tempo numerose trasformazioni. Grandi selvicoltori, val la pena ricordare, sono stati i
frati di ordini monastici (ad esempio i Benedettini che coltivavano abeti nelle foreste degli Appennini per fini edilizi) Ad oggi si assiste in generale a una riduzione di applicazione silvicolturale rigorosa e a una maggior tendenza naturalistica, ovvero di assecondare tramite la selvicoltura il dinamismo naturale della vegetazione. Rinnovamento naturale, biodiversità, sostenibilità e multifunzionalità sono tematiche assai moderne oggi che hanno portato a una maggior considerazione della selvicoltura cosiddetta naturalistica.

La selvicoltura in senso stretto viene di solito distinta in selvicoltura generale ed in selvicoltura speciale.
La selvicoltura generale studia le relazioni intercorrenti tra il bosco e l'ambiente in cui esso vive, l'evoluzione della foresta, le modalità di impianto, la rinnovazione del bosco e la utilizzazione del soprassuolo maturo.

Nella selvicoltura speciale si studiano le esigenze ecologiche e le tecniche culturali delle singole specie arboree forestali.
Va distinta, inoltre, la selvicoltura dall'
arboricoltura da legno, che si occupa delle piantagioni arboree industriali per fini commerciali.

La selvicoltura dunque si basa sulle conoscenze scientifiche degli equilibri e delle caratteristiche degli ecosistemi forestali, naturali o creati dall'uomo, tanto che si può parlare di: selvicoltura naturalistica che si occupa della conservazione dell'ecosistema forestale, per mantenerlo il più possibile simile a quelli naturali, subordinando allo scopo principale la quantità e qualità del prelievo di legname per usi commerciali; mentre parleremo di selvicoltura agronomica riferendoci alla disciplina tecnica che cerca di conciliare le esigenze economico-produttive tendenti alla massimizzazione della resa in massa legnosa della foresta; con le esigenze di mantenimento degli equilibri ecologici, geologici e ambientali del patrimonio boschivo.


La selvicoltura naturalista

Selvicoltura Naturalistica significa tutta quella serie di interventi colturali che favoriscono le dinamiche naturali del bosco.

I punti chiave della selvicoltura naturalistica sono:

- rinnovazione naturale

- biodiversità

- sostenibilità

- multifunzionalità del bosco

- utilizzo di specie autoctone


In particolare, selvicoltura naturalistica significa elasticità nell'uso delle tecniche colturali in modo di rivolgersi caso per caso alle situazioni da gestire.

Il primo grande teorico di questa selvicoltura è stato il tedesco Karl Gayer, che in un trattato del 1878 sottolinea l'importanza della stabilità del bosco e la diversità delle caratteristiche dello stesso, tali da comportare elasticità di trattamenti.
Tuna spinta decisiva a questa filosofia colturale è stata data sia dalle nuove visioni scientifiche dei primi del XX secolo, in particolare all'approccio ecosistemico (olistico) per quanto riguarda il bosco e in generis tutti gli elementi del territorio, visti come ecosistemi interagenti tra loro, sia da cause culturali, quali la sensibilità ai problemi ambientali sviluppata a partire dagli anni '70, sia da cause contingenti: in Italia queste cause sono rappresentate dall'abbandono delle campagne a partire dagli anni '60 durante il fenomeno dell'urbanizzazione con conseguente invasione del bosco negli ex pascoli e nelle aree prima coltivate, e all'abbandono della selvicoltura classica che ha innescato il ritorno della vegetazione forestale potenziale, nonché le dinamiche dei rimboschimenti fatti negli anni '20 - '70 arrivati a maturazione.
Oggi tutti questi fattori, e la sempre più sensibile vocazione alla naturalità dell'ambiente sostenuta dall'opinione pubblica hanno posto le basi per la selvicoltura naturalistica.


Fonte: Wikipedia.org

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